giovedì 7 dicembre 2006

La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo - di Audrey Niffenegger

Non è un libro di fantascienza. E' vero che Henry De Tamble viaggia nel tempo, che per qualche strana alterazione genetica all'improvviso viene scagliato in avanti o indietro di anni o mesi o giorni. Ma non interessano nè all'autrice esordiente nè ai lettori i motivi del perchè cio accada. Mancano gli elementi tipici delle storie dei viaggi nel tempo: le macchine misteriose, i paradossi per cui i diversi io non si possono incontrare. Resta, di tutto questo, le legge che il futuro non si può cambiare ma di tutto il resto non ci frega davvero nulla. Perchè "La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo" è soprattutto - anzi soltanto - una straordinaria storia d'amore tra due persone e l'essere "cronologicamente disturbata" di uno dei due è il colpo di genio che rende questa storia d'amore indimenticabile per tutti quelli che la leggono. Clare e Henry si incontrano centocinquantadue volte prima del loro incontro, tutte le volte che lui la va a trovare nella sua infanzia e nella sua adolescenza per convincerla che sono destinati ad amarsi per sempre. Poi si incontrano "per la prima volta" nel 1991, nella biblioteca in cui lui lavora, e da lì in poi cammineranno assieme per molti anni che saranno meravigliosi o pieni di dolore, superando in qualche modo le improvvise partenze di Henry. Senza mai perdere di vista l'unico punto fermo del loro spazio e del loro tempo: l'amore indissolubile che li lega. La Niffenegger costruisce un romanzo a prima vista complicatissimo, gestendo con grande attenzione il gioco degli incontri tra Clare e Henry (ogni capitolo è preceduto da data, età dell'uno e dell'altro). A volte esagera, specie quando Henry incontra altri sè stesso a spasso per il tempo. Altre volte il racconto viene appesantito da questa struttura caratterizzata - nelle pagine che precedono il loro "allineamento" - dai molti appuntamenti sul prato, tutti alla fine necessari ma che al momento spezzettano la narrazione. Poi le tessere vanno a incastrarsi e la seconda metà del libro è ad altissimo livello, davvero da grandissimo romanzo fino a un finale convincente ed emozionante come raramente capita di leggere. Un libro da non perdere a patto di non mollare quando la storia rischia di apparire noiosa: tener duro e continuare perchè alla fine ne vale davvero la pena. Come ha detto qualcuno questo è un libro che lascia tantissimo vuoto quando finisce. E Clare e Henry rimangono indelebili.

Le copertine del letto:
Un'idea geniale, una bravissima scrittrice al suo debutto.

Le righe del cuscino:
CLARE "Tanto tempo fa, quando gli uomini andavano per mare, le donne li aspettavano sulla spiaggia, scrutavano l'orizzonte in cerca della piccola imbarcazione. Adesso io aspetto Henry. Lui scompare senza preavviso e involontariamente. Io lo aspetto. Ogni minuto di attesa dura un anno, un'eternità. Ogni minuto scorre lento, trasparente come vetro. Attraverso ogni minuto vedo un'infinità di minuti in fila, in attesa. Perchè se ne va dove io non posso seguirlo?"
HENRY "E Clare, sempre Clare. Clare la mattina, assonnata. Clare con le braccia affondate nella tinozza per la fabbricazione della carta, che estrae la massa informe e la manipola per mescolarne le fibre. Clare che legge con i capelli sparsi sullo schienale della sedia, mentre massaggia le mani screpolate con un balsamo prima di andare a letto. La voce bassa di Clare nel mio orecchio, spesso. Odio trovarmi dove lei non è, quando lei non c'è. E invece me ne vado sempre, e Clare non mi può seguire."


Edizioni Mondadori, anno 2005, pagine 503, euro 19,00

3 commenti:

Anonimo ha detto...

non posso che essere d'accordo.
su tutto.

moeb ha detto...

mi toccherà leggerlo

Rebus70 ha detto...

Impossibile non immedesimarsi nei due protagonisti della storia.
Del resto, l'anomalia genetica di Henry non è che una variazione sul tema di quella che travolge tutti noi in ogni istante, resa banale da una consequenzialità temporale a cui siamo avvezzi per consuetudine.
Come non considerare, infatti, che anche noi, come lui, siamo inermi ostaggi del tempo, che ci trascina, nostro malgrado, tra le estreme epoche della nostra esistenza? Come non riflettere sulla nostra incapacità di fermare l'attimo, per far durare un momento lieto, o di bypassare un periodo particolarmente gravoso? Così come è uguale la frustrazione di non poter modificare i nessi causali del divenire, che fanno del nostro passato un'entità cristallizzata e dogmatica...
Credo che il successo del geniale romanzo della Niffenegger, al di là della storia, pur struggente e romantica, stia tutto in questa intuizione, resa meravigliosamente grazie all'intrigante stile della narrazione in prima persona doppia (il tutto è raccontato come in un diario in fieri da entrambi i protagonisti).
Il miglior libro letto negli ultimi vent'anni.