mercoledì 6 dicembre 2006

Come Dio comanda - di Niccolò Ammaniti

La storia è triste, una di quelle che nessuno vorrebbe vivere.
Il 14enne Cristiano Zena vive con il padre Rino. Cristiano e Rino sono diversi, sia per scelta che per necessità, ed hanno un rapporto di odio-amore che li unisce indissolubilmente. Cristiano è un adolescente introverso e problematico, vive senza la madre in una casa fatiscente, in un ambiente costellato da personaggi al limite della follia. Rino è un uomo emarginato, aggressivo, nazista, ha valori e principi personali discutibili, convinzioni radicate che difende in maniera irrazionale, ma è anche capace di un affetto profondo e sincero verso quelli che ritiene degni.
Accanto a loro, due balordi amici di Rino: Quattro Formaggi, l'idiota del paese, apparentemente rassegnato a subire le prepotenze dei compaesani e impegnato nella realizzazione di un monumentale presepe composto da giocattoli trovati nella spazzatura, e Danilo Aprea, alcolizzato, abbandonato dalla moglie dopo la morte accidentale della loro figlia.
I tre amici decidono di mettere a segno una singolare rapina, staccando dal muro lo sportello di un bancomat con l'impiego di un trattore. Ma la notte del colpo si scatena un nubifragio, e le storie dei protagonisti e degli altri personaggi si intrecciano in maniera tragica e imprevedibile.
Sullo sfondo, il piccolo paese in cui si svolge la storia, un paese devastato dalla volgarità e dall' appiattimento consumistico, dove gli abitanti hanno capelli tinti e mettono le strisce sbiancanti per i denti, prendono i telefonini da "Cellulandia" e passano le domeniche al centro commerciale "Quattro camini".

Personaggio preferito: E' difficile scegliere, come quasi sempre mi succede con i libri di Ammaniti, in cui sono raccolte tante storie e nessuno viene trascurato, tutti sono trattati con la stessa cura. Scelgo Rino Zena e le sue fantastiche formiche, che, come Graziano Biglia e la fidanzata del fratello di Pietro in "Ti prendo e ti porto via", rimarranno come me un bel pò. Premio della critica a Beppe Trecca.

Le copertine del letto:
Si legge tutto d'un fiato, è impossibile smettere una volta che sono cadute le prime gocce di pioggia. E' un libro cupo, che forse mi è piaciuto meno di "Ti prendo e ti porto via", ma allo stesso tempo ha qualcosa di più. Forse il fatto che ricominci a respirare solo quando lo finisci.

Le righe del cuscino: Mio padre era un uomo cattivo. Ha [.....]. Merita di finire all’inferno. E io con lui per averlo aiutato. Io non so perché l’ho aiutato. Giuro che non lo so. Mio padre era un ubriacone, un violento, un buono a nulla. Menava tutti. Mio padre mi ha insegnato a usare la pistola, mio padre mi ha aiutato a riempire di botte uno a cui avevo tagliato la sella della moto. Mio padre mi è sempre stato vicino dal giorno che sono nato. Mia madre è scappata e lui mi ha tirato su. Mio padre mi portava a pescare. Mio padre era un nazista ma era buono. Credeva in Dio e non bestemmiava. Mi voleva bene e voleva bene a Quattro Formaggi e a Danilo. Mio padre sapeva quello che era giusto e quello che era sbagliato.
Mio padre non ha [.....].
Io lo so.


Edizioni Mondadori, anno 2006, pagine 495, euro 19,00

Nessun commento: